Premessa: per accorgersene, ci vogliono buone orecchie, occhi eccellenti e, particolare non trascurabile, conviene essere “torinesi”. Tra virgolette, sì, perché non è necessario vantare un pedigree che garantisca l’ascendenza sabauda, ma sarebbe sufficiente conoscere bene tutto ciò che riguarda il capoluogo all’ombra della Mole Antonelliana.
Vi ho incuriositi? Ottimo. Allora posso procedere a spiegare il titolo di questo breve post. Esistono alcune serie Netflix che, più o meno coscientemente, omaggiano la città di Torino. Con grande stupore, semmai se ne accorgessero, degli stessi torinesi che, solitamente abituati ad una sorta di understatement da far invidia agli inglesi (e vantaggio ai milanesi… di solito), non si immaginano mai di poter essere considerati fuori dai confini patri.
Il primo omaggio l’ho notato in questi giorni durante i quali mi sono goduta – è il caso di dirlo – la miniserie “ERIC”.
Interpretata dal sempre convincente Benedict Cumberbatch, la storia del creativo Vincent che lotta contro i suoi demoni interiori mentre è alla ricerca del figlioletto scomparso è girata con maestria e intelligenza e avvince lo spettatore dal primo all’ultimo minuto. Ciò detto, in una sequenza clou, il protagonista balla in discoteca sulle note di “Gloria”. E poco importa se il brano è proposto nella versione di Laura Branigan, i più accorti concittadini “torinesi” sanno bene che quelle note portano la firma di Umberto Tozzi che, nato nel 1952 da genitori emigrati al Nord e cresciuto nel quartiere di Borgo San Paolo, scrisse la canzone a quattro mani con Giancarlo Bigazzi. La scena è sul finale del terzo episodio e la musica caratterizza anche i titoli di coda dello stesso.
Certo, il successo di “Gloria” è internazionale ed “Eric” non è la prima fiction a celebrare le hit di Umberto Tozzi (molti ricordano un simile riscontro anche ne “La casa di carta” con “Ti amo”), però, a sostegno della mia tesi pro domo mea, mi è tornata in mente un’altra chicca che avevo notato un po’ di tempo fa: era il 25 febbraio 2020 e lo so con certezza perché postai con un pizzico di orgoglio la mia scoperta su Instagram.
Si tratta di un altro omaggio, ancora più velato di quello a Tozzi.
La serie in questo caso vanta più stagioni e si intitola “SUITS”. Sì, quel legal drama assurto agli onori della cronaca per la partecipazione di una allora sconosciuta Megan Markle, futura sfascia-famiglie reali (e la foto sotto, tratta dal sito ufficiale di Netflix, non è scelta a caso).
Ebbene, nelle annate più recenti della fiction statunitense prende sempre più spazio un personaggio inizialmente di contorno, l’avvocato Louis Litt. Merito sicuramente dell’attore Rick Hoffman, non bello, ma bravissimo a rendere le mille sfaccettature di un ruolo inizialmente macchiettistico.
Ed è proprio in una sequenza che lo ritrae a casa di Litt che notai un bel quadro grande che, appeso su una parete, mostrava un’immagine scolpita nella mente di chiunque abbia visitato, almeno una volta nella vita, la Reggia di Venaria Reale. Quel pavimento a scacchiera sormontato da una teoria apparentemente infinita di arcate bianche luminosissime era la suggestiva ed inconfondibile Galleria di Diana, una delle tante attrattive presenti nella Reggia in provincia di Torino!
A questo punto, la domanda è lecita: cosa mi sarà sfuggito sinora? La caccia è ufficialmente aperta: se avete da segnalarmi qualcosa su Torino o altre città italiane, fatevi sotto!